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Auto e criminalità: testimoni di lamiera
Alcuni eventi drammatici della nostra storia hanno avuto delle automobili come involontarie testimoni. Auto diventato celebri, loro malgrado, proprio per questo.

Alcuni eventi drammatici della nostra storia hanno avuto delle automobili come involontarie testimoni. Auto diventato celebri, loro malgrado, proprio per questo.

Il 21 settembre del 1990 un giudice coraggioso si stava recando in auto al tribunale di Agrigento quando incontrò un commando di uomini armati.

Tentò la fuga, ma i killer lo raggiunsero. Il giudice Rosario Livatino, eroe della lotta alla mafia, aveva solo 38 anni.

Per la sua giovane età, sarà sempre ricordato come "il giudice ragazzino".

Testimone silenziosa della tragedia, la sua Ford Fiesta amaranto è stata esposta quest’anno a Canicattì durante la Settimana della Legalità.

Un modo per ricordare una volta ancora la figura di un magistrato dalla schiena diritta, che pagò la sua onestà con la vita.

Ma non è la prima volta che delle automobili sono passate alla storia diventando, loro malgrado, protagoniste di eventi criminosi: alcune sono tuttora visibili presso vari musei del mondo.

La Graf dell’Arciduca

Siamo nel 1914, a Sarajevo. Il 28 giugno accade l’evento di sangue che darà inizio alla Prima Guerra Mondiale: l’omicidio dell’Arciduca d’Austria Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia.

L’atmosfera era pesantissima: già all’andata una bomba aveva colpito una delle auto del corteo che accompagnava la visita della città, con gravi danni.

Al ritorno da Sarajevo scattò la trappola fatale: il nazionalista Gavrilo Princip sparò con precisione, uccidendo l’Arciduca e la Principessa.

Con la loro morte l’Europa intera prese fuoco, dando inizio alla Prima Guerra Mondiale, che sarebbe durata per cinque lunghissimi anni, dal 1914 al 1918.

L’auto dove si trovavano i due aristocratici austriaci, una splendida Graf Und Stift 28/32 Double Phaeton del 1910, si può ancora vedere al Museo di Storia Militare di Vienna.

La Mercedes del boia di Praga

Reinhard Heydrich non era quel che si dice una brava persona.

Generale delle SS, braccio destro di Himmler, teorico della Soluzione Finale, capo della Gestapo a Berlino e governatore di Boemia e Moravia, anche noto come “Il boia di Praga”.

Un curriculum di peso, insomma.

Eliminarlo era diventato un punto d’impegno per l’Intelligence inglese e soprattutto per gli esuli cecoslovacchi, fuggiti dal suo regime di terrore ed entrati nella Resistenza di Praga.

L’occasione si presentò il 27 maggio 1942, mentre Heydrich si dirigeva verso il Castello di Praga, suo quartier generale, a bordo di una Mercedes Benz 320 Cabriolet B del 1939.

Dopo l'agguato, il “boia di Praga” morì a seguito delle ferite ricevute, e i nazisti scatenarono una ferocissima rappresaglia, radendo al suolo il villaggio di Lidice.

Oggi una copia della Mercedes di Heydrich si può vedere al Museo di Storia Militare di Praga.

La Lincoln del presidente

Sulla morte di Jphn Fitzgerald Kennedy sono stati scritti libri, realizzati film, girato serie di successo. È uno degli eventi più importanti del XX secolo.

La verità sull’assassinio del presidente americano è stata raccontata in mille modi opposti e contraddittori, tanto da essere ancora in parte al centro di numerose teorie più o meno credibili.

Tra le certezze, il fatto che l’attentato avvenne mentre JFK si trovava a bordo di una Lincoln Continental Convertible "X-100" del 1961.

Dopo l'attentato venne maggiormente blindata e dotata di tetto a prova di proiettile, rimanendo in servizio fino al 1977.

Una curiosità: Kennedy fu ucciso mentre si trovava a bordo di una Lincoln, auto fabbricata dalla Ford.

A sua volta, il presidente Lincoln nel 1865, quando fu ucciso, si trovava al teatro Ford. Coincidenze? Chissà...

Oggi l'auto si trova, con il suo carico di memorie storiche, al Museo Henry Ford a Dearborn, Michigan.

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La Renault dello statista

Quel giorno le scuole chiusero e i bambini tornarono a casa in tutta fretta.

Quel giorno la Notte della Repubblica divenne ancor più buia.

Era il 9 maggio del 1978, 55 giorni dopo quel 16 marzo in cui in Via Fani a Roma le Brigate Rosse avevano rapito lo statista democristiano Aldo Moro e massacrato gli uomini della sua scorta.

Il corpo di Moro era lì, in via Caetani, rannicchiato nel bagagliaio di una vecchia Renault R4 TL rossa, risultata poi rubata. La foto che lo immortalava diventò storia.

La vecchia Renault tornò al legittimo proprietario che la conservò per anni in cortile, senza guidarla né venderla, finché, prima di morire, la affidò alle autorità perché la custodissero.

Dovrebbe essere trasferita al Museo della Polizia di Stato di Roma, dove si trovano già la Fiat 130 e l’Alfetta usate da Moro e dalla sua scorta il giorno della strage di Via Fani.

L’Autobianchi del generale

Come Rosario Livatino, anche il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa morì per mano della mafia, destino comune dei servitori dello Stato più onesti e incorruttibili.

Accadde il 3 settembre 1982 a Palermo, mentre il Generale e sua moglie si dirigevano, accompagnati da un agente di scorta, verso un ristorante del noto lido palermitano di Mondello.

Gli assassini, agli ordini di Cosa Nostra, uccisero lui, sua moglie e l’agente a raffiche di mitra. Decine di pallottole piovvero sulla piccola Autobianchi A112 “Elegant” beige.

L’utilitaria, rimasta esattamente come quel giorno, è in mostra al Museo Storico G.Beccari a Voghera, come un fotogramma paralizzato nel tempo, che rievoca un passato da non dimenticare.

Le auto dei criminali

Il legame tra auto e malavita non finisce qui: le storie criminali d’Italia evocano spesso marche storiche, come il “Biondo della Spider rossa” o la“Banda della Uno bianca” (ma ce n’è anche una “della Audi gialla”).

Spostandoci in USA, citiamo senz'altro la Ford V8 Flathead dove trovò la morte la coppia “bella e dannata” per eccellenza del crimine americano, Bonnie e Clyde, per non parlare dell’incredibile Cadillac Town Sedan del 1928 di Al Capone, pressoché invulnerabile ai proiettili grazie a un’armatura di lamiera d’acciaio.

Quel giorno maledetto di Capaci

Ma forse, ripartendo da dove abbiamo cominciato, la più toccante tra queste mute testimoni di lamiera di storie di violenza e crimine è la Fiat Croma blindata su cui viaggiavano il giudice Falcone e sua moglie.

Quel giorno la mafia, il 23 maggio 1992, pur di ucciderlo fece saltare in aria con l’esplosivo un intero tratto dell’autostrada A29 all’altezza di Capaci, nei pressi di Palermo.

Oggi l’auto, o quel che ne rimane, è conservata in una teca di cristallo, a eterna memoria, nei cortili della Scuola di Polizia Penitenziaria di Roma.

Fonti:

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