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Coronavirus: riflessioni da strada deserta

No, non parleremo di coronavirus da un punto di vista clinico: non siamo virologi. Del resto, non mi pare che i virologi siano molto d’accordo tra loro.

Non parleremo nemmeno dell’opportunità o meno di prendere alcune o altre misure per la nostra sicurezza. Del resto, nemmeno i politici sembrano molto d’accordo tra loro.

Ci limitiamo a registrare l’atmosfera irreale in cui siamo immersi in questi giorni ogni volta che ci rechiamo in auto, in bici o a piedi al posto di lavoro.

Come a Ferragosto

Pur non trovandoci in una “zona rossa”, non possiamo che notare quanto il traffico si sia diradato. Code diminuite, meno gente che strombazza nevrotica, più spazi liberi.

Sembra di essere a Ferragosto… con in più una curiosa sensazione.

Mi è capitato più spesso di accorgermi – da pedone – di una maggior gentilezza da parte degli automobilisti. Di una vago riaccendersi dell’empatia.

Questo in positivo.

In negativo, più distrazione. Tutti sembrano svagati, immersi nei propri pensieri o nelle news di radio e cellulari, e molte auto oscillano incerte su dove andare.

Ognuno nella sua bolla, ma con un po’ di gentilezza in più. Una gentilezza senza sorrisi, perplessa.

La lezione di Febbraio

Non riesco a capire se sia la mia speranza nell’umanità a farmi percepire queste curiose, bizzarre sensazioni, o se sia semplicemente suggestione.

Sono però sicuro che questo febbraio segnato dal coronavirus stia insegnando al mondo una serie di importanti lezioni che avremmo fatto a meno di imparare, ma che potranno esserci utili in futuro.

La più importante? Siamo tutti sulla stessa barca.

Quale che sia il nostro colore, la nostra età, quali che siano i nostri gusti.

Parlando di strada, quale che sia il nostro mezzo di trasporto preferito (auto, bici, piedi, mezzi pubblici), alla fin fine tutti siamo uguali.

I muri cadranno

In un momento così strano e difficile, un pensiero a tutti coloro che vivono nelle aree dove il contagio si è diffuso. Isolati, preoccupati e sottoposti a uno stress davvero estremo.

L’unica cosa che ci sentiamo di dire è che presto torneranno le feste, gli abbracci, i concerti e le partite: è solo un passaggio da affrontare.

I muri sono sempre destinati a cadere.

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