Capita a tutti, prima o poi…
arrivi al casello e attendi che l’automobilista davanti recuperi il tagliando o paghi.
La sbarra resta ostinatamente chiusa, passa un minuto, ne passano due.
Vedi solo un braccio fuori dal finestrino che armeggia, armeggia, ma niente accade
Oppure qualcuno esce direttamente dall’auto, si gratta la testa, riprova a fare qualcosa… niente da fare.
Escludendo il guasto o l’inconveniente tecnico, che ovviamente può sempre accadere, le casistiche del blocco al casello sono tra le più variegate.
La più spiacevole e comune. Non c’è molto da fare se non, pazientemente, fare retromarcia e consentire al confusionario utente di imboccare l’entrata corretta, ovviamente sperando che tutti gli automobilisti alle tue spalle capiscano l’antifona e facilitino la procedura.
Può succedere a tutti, in fondo, quindi meglio non arrabbiarsi troppo e praticare l’arte dell’empatia e della solidarietà… sperando di trovarne altrettanta quando sarai tu a farlo.
Talvolta il dubbio amletico dell’utente – ritirare o pagare? - si manifesta con un tempo lunghissimo di riflessione.
Pensa di dover pagare, ma non sembra esserci alcun modo.
Pensa di dover ritirare il tagliando e misteriosamente gli vengono chiesti dei soldi.
In questi casi non si vede nemmeno il braccio fuori dal finestrino, ma semplicemente tutto tace.
Dentro l’auto si sta svolgendo un dramma silenzioso.
Frequentissimi in Francia, dove ogni tot km devi versare un po’ di monetine nell’apposita vaschetta automatica.
La mano emerge dall’auto, versa un paio di monete.
Ricerca spasmodica.
Altra monetina che tintinna sul fondo.
Non basta.
Imagini che all’interno dell’auto il panico dilaghi, si cerchino spiccioli nel portaoggetti, si svuotino tasche e borsette, ci si insulti…
Alla fine, di solito, la monetina mancante pietosamente riappare.
Li vedi lì, fermi. Intuisci dai movimenti nell’abitacolo che l’automobilista si sta guardando nello specchietto, controlla la pettinatura.
Sta parlando al cellulare, nello stesso tempo, quindi non ha modo di estrarre la carta di credito.
Gli viene in mente di cambiare canale alla radio, mentre conversa con il compagno o la compagna seduto/a accanto.
Qualcuno tira fuori un panino.
E tu lì, che ribolli lentamente come l’acqua della pasta, e avresti una gran voglia di uscire e andare a discutere, ma se poi il rallentatissimo utente decide che è quello il momento giusto per partire?
Rimarresti in piedi come un cretino, fuori dalla tua auto, diventando il bersaglio dell’ira immediata di chi, a quel punto, aspetta te.
Così, attendi con pazienza… ma dentro, appunto, ribolli.
Variante esiziale del punto 3: la persona evidentemente non ricorda se è il momento di pagare o ritirare. Estrae la carta e cerca di inserirla nella fessura del tagliando, o viceversa, cerca di incastrare il tagliando dove dovrebbe entrare la carta di credito.
Imperturbabile, prova più volte.
Vorresti scendere e aiutarlo, ma temi di sembrare un po’ irritato.
Dopo vari tentativi, di solito rinsavisce.
Nella peggiore delle ipotesi preme il tasto di richiesta d’aiuto, ottenendo risposte da antologia.
Cento auto imbandierate arrivano contemporaneamente al casello.
Un tizio esce e comincia a chiedere soldi alle altre auto. Una colletta per il casello?
Non è dato sapere.
Intanto tirano dei fumogeni, il casello diventa la Curva Sud.
Altri tifosi vagano tra le auto con aria smarrita.
Si sentono clacson a ritmo di cori da stadio e liti che esplodono come petardi qua e là, probabilmente tra tifosi e normali automobilisti rimasti incastrati nel bailamme.
Mi è successo tempo fa dalle parti di Bologna, ometterò il nome della squadra per non creare antipatie, ma il comportamente di quel gruppo di tifosi è rimasto, dal mio punto di vista, sconcertante e misterioso almeno quanto molesto e maleducato.
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