Le ferie sono una conquista molto recente: se alle nostre latitudini si è dovuto
aspettare il dopoguerra, in altri paesi l’idea che il lavoratore avesse diritto a
delle vacanze pagate ha una storia più lunga, ma non tanto come ci si
aspetterebbe.
In Inghilterra e Irlanda risale al 1871, con l’istituzione di quattro giorni di
vacanza per chi lavorava in banca, presto esportati negli Stati Uniti e in Canada.
I primi a estendere questo diritto a tutte le categorie di lavoratori furono però i
francesi, con un progetto di legge del 1925 diventato del tutto operativo nel
1936.
Per quanto riguarda l’Italia, tutto comincia dall’articolo 36 della Costituzione,
che sancisce il diritto obbligatorio alle ferie annuali retribuite, e dal boom economico degli anni ’60, anche se già il fascismo nel 1927 aveva inserito nella sua Carta del Lavoro il diritto a un periodo di riposo pagato.
Viaggiare per diletto fino alla fine degli anni ’50 era però appannaggio di pochi
benestanti.
Basti pensare che i villeggianti nel 1959 erano solo il 13 per cento degli italiani,
e di solito facevano una singola giornata in spiaggia portandosi il cibo da
casa.
Negli anni 60 si assiste invece all’inizio delle “ferie d’agosto” propriamente
dette, con soggiorni di ben 20 giorni nel mese in cui il lavoro si ferma e le
fabbriche chiudono.
Alla fine degli anni ’60, inoltre, l’Italia diventa la destinazione preferita dei
viaggiatori stranieri, e si comincia a parlare di politiche del turismo.
Purtroppo, contemporaneamente si costruisce in modo selvaggio sulle coste per
“cavalcare la tigre” delle ferie agostane.
Dopo una fase di declino degli anni ’70 causata dalla crisi economica, il
momento in cui la vacanza diventa finalmente appannaggio di quasi metà degli
italiani sono gli anni ’80.
Là dove si rilassavano i ricchi, improvvisamente arriva anche il mondo del
turismo di massa, spesso con esiti involontariamente comici.
I film dei fratelli Vanzina ne illustreranno in modo plastico le contraddizioni.
In questi anni esplode la moda dei villaggi vacanze, aprono le agenzie di viaggio: il viaggiatore medio vuole sperimentare, ma senza troppi rischi, facendosi prendere in consegna da organizzatori che offrono pacchetti “tutto
compreso”.
A partire dagli anni ’90 andare in aereo è sempre più facile, così a fare
tendenza sono i luoghi più esotici. L’informatica aiuta i viaggiatori, e la vacanza
si sceglie via Internet.
A ricordarci gli anni più ingenui del primo turismo italiano restano le mete più classiche delle vacanze di un tempo, da Viareggio e Castiglioncello a Rimini e Riccione, con la loro estetica un po’ decadente e i segni di un passato glorioso, che si mescolano alle nuove attrazioni nate per continuare a richiamare flussi di turisti da tutto il mondo.
Oggi, in tempi di rinnovata crisi economica, con l'aumento generalizzato dei prezzi, si tende a risparmiare senza rinunciare alle vacanze.
Molto amata la spiaggia libera, ma anche l’idea di condividere sdraio e
ombrellone con gli amici nei periodi in cui non vengono utilizzati. In questo
modo si ammortizzano le spese e si fa rete.
La tendenza generale di un ritorno al passato e a non scialacquare il denaro fa
tornare di moda anche idee che sembravano del tutto superate, come la
vacanza con tutta la famiglia, nonni compresi, e la grigliata in compagnia
in cui ognuno porta qualcosa, chi la carne, chi il pesce, chi da bere.
Un modo per socializzare e mangiar bene in compagnia e a basso costo.
Sicuramente, specie dopo i due anni in cui la pandemia e i lockdown hanno reso difficili se non impossibili le vacanze, la voglia di socialità e viaggi è tantissima, ma i portafogli sempre più vuoti impongono scelte di vicinanza e austerità. Si spera nel futuro...
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